-- 27 Maggio ---
Dagenhard convoca i nostri ad Alfburg, dove questi sono invitati a spiegargli perchè si vogliono stabilire sulle sue terre (e la Quercia d’Oro tecnicamente ne fa parte) e a giurargli fedeltà. Viene accontentato, e i personaggi gli promettono aiuto in caso di guerra.
Su indagine di Lelantus, il gruppo viene a sapere che non molto lontano una volva di nome Freydis, una specie di strega del popolo, abita in una baita insieme alle figlie.
Il gruppo viene a sapere che recentemente le terre di Dagenhard sono state oggetto di razzie da parte di briganti che arrivavano dalla contea di Jarl Hildebrandt. L’ultima volta i razziatori sono stati intercettati, uccisi, spogliati dei loro beni e lasciati ai corvi. Ma la notte successiva si sono rialzati come zombie e si sono incamminati verso le montagne.
--- 30 Maggio ---
Su consiglio di Dagenhard, il gruppo si reca sulla rocca del Rosstrappe, dove è ancora visibile il segno dello zoccolo del cavallo della valchiria Brunilde. Qui incontra i ribelli sassoni che si nascondono nelle montagne, con i quali è meglio essere in buoni rapporti. Il loro capo è Raidulfo, detto Raido, ma è presente anche Beorg, in rappresentanza del gruppo di Hamarolf. I sassoni vogliono sapere se i Magi, che loro chiamano elfi grigi, sono amici o nemici. Se hanno intenzione di aiutare la ribellione o se sono un’avanguardia dei cristiani. I nostri lasciano capire di essere dalla parte dei sassoni, e vengono quindi invitati ad una festa: la sorella di Raido e moglie di Dagenhard è infatti rimasta incinta ad Alfburg.
Raido chiede ai nostri se possono ospitare la famiglia di Bodoardo, una famiglia di profughi in fuga dai cristiani, e loro acconsentono.
Raido parla animatamente in disparte con un germanico dall’aspetto nobile, alto e biondo, vestito elegantemente di stoffe e monili preziosi.
Durante la festa il guerriero Thorstein sbeffeggia e maltratta un ex prete diventato schiavo di nome Ferdinando. Lui chiede protezione a Firmus, avendo notato la croce che questi porta al collo, offrendo in cambio la sua abilità di amanuense. Il gruppo accetta di portarlo con sè alla Quercia d’Oro.
Un vecchio guerriero di nome Frowin, che era stato un carl del padre di Eomer lo incita ad ottenere vendetta dello zio. Si dichiara disposto a seguirlo in questa impresa, insieme ad un numero di altri sassoni arrabbiati. Un certo Wulfild sostiene che Eomer non si è mai sporcato di sangue e non ha diritto di portare le armi di un guerriero, che non sarà mai un vero uomo finchè non ucciderà lo zio. Eomer è costretto ad affrontarlo in duello al primo sangue per non passare per codardo, ma perde la sfida.